Tango

LA VIDA ES UNA MILONGA Y HAY QUE SABERLA BAILAR

lunedì 29 settembre 2008

Apocalyptica - Nothing else matters

E pensare che era un pezzo rock dei Metallica.. ora si balla in milonga..!!

sabato 27 settembre 2008

Rastrelli Cello Quartett: Piazzolla - Oblivion

Oggi è un sabato grigio e ventoso..
Il mare è in burrasca e gli amici cavalcano le onde con i kitesurf..
Io, ahimè, sono bloccato in ufficio..
Meglio allora rilassarsi sulla poltrona, chiudere gli occhi ed ascoltare qualche brano di A.Piazzolla riarrangiato in chiave Jazz...
Buon ascolto ;-)

European Jazz Trio: Piazzolla - Libertango


Idem come sopra..

lunedì 22 settembre 2008

venerdì 19 settembre 2008

Pablo Linares y Patricia Carrazco al Festival di Torino 2008

Sono ricominciate le lezioni a San Marino con Pablo e Patricia.

giovedì 18 settembre 2008

Uno stage da non perdere: Gabriel Glagovsky

Torna ad ottobre, ed è senza ombra di dubbio lo stage più interessante a cui ho partecipato.
Bravissimi ballerini, Gabriel ed
Anahi entrano nella meccanica del movimento, da cui scaturiscono i passi e le varie combinazioni.
Le sequenze preconfezionate le lasciano agli altri..

giovedì 4 settembre 2008

Rassegna articoli: Il Tango confonde...

Da www.tango.it

a cura di:Elisabetta Muraca

Ricordo bene, eravamo a El Beso (una delle più belle milongas porteñas) e la mia amica e maestra Susana Miller in risposta ad un mio commento a proposito di un abbraccio appena sperimentato mi dice: "Il Tango confonde...". Ho molto riflettuto su queste parole, ne intuivo il senso, la carica emotiva, la contraddizione rispetto ad altre numerose affermazioni sul tango. Spesso mi tornavano in mente quando osservavo il viso della mia amica di ritorno al tavolo, magari dopo aver ballato una tanda di Pugliese con quel signore in doppiopetto, attempato e profumato. Oppure, quando io stessa trovavo quella speciale affinità corporea ballando con quell’altro sconosciuto che mi aveva inchiodato il suo sguardo da tempo. Com’è possibile ? - mi dicevo - non so chi sia, cosa fa nella vita, magari è un delinquente, uno spacciatore, un torturatore di Videla o forse è un tranquillo padre di famiglia, in cerca di emozioni, che stasera è scappato dal focolare domestico per abbracciare altre donne che non sia quella che da trent’anni si ritrova al suo fianco. Come è possibile questo incontro così profondo ? Incontro che non necessita di parole, di presentazioni, di maschere sociali ma solo di ascolto di un altro corpo insieme alla musica. Sarà questo che confonde ? La totale assenza di sovrastrutture che ci mette a nudo davanti all’altro. Forse non ne siamo più abituati, impegnati come siamo nella nostra quotidianità ad apparire più che a essere, a mostrarci come vorremmo essere più che semplicemente "essere", ci siamo dimenticati che si può sperimentare il piacere in un semplice incontro fortuito, in un incontro fugace tra due sconosciuti. Proprio per questo mi piace il tango, perché è l’esempio puro del contatto qui e ora, unico e irripetibile. Quando inizia allora la confusione ? Forse quando il livello emotivo sperimentato si coniuga con quello immaginativo e ci sembra di aver trovato "qualcos’altro" nelle braccia di quell’uomo capace di farci ballare una tanda mozzafiato. Immagino che anche per l’uomo accada qualcosa di simile, perché ovviamente anche lui gioisce se abbraccia un corpo morbido e caldo, un corpo che si abbandona alla sua guida (ma mai totalmente !) un corpo capace di rispondere alla "marca" con una giusta tensione muscolare. Che meraviglia ! Che intesa ! - suppongo che pensi - ci capiamo senza bisogno di parlarci. Si dice che a noi donne piace parlare e che invece loro - gli uomini - fanno più fatica a emettere un suono articolato su ciò che sentono. Forse per tale motivo un buon tango diventa mitico, una intesa perfetta senza sforzi, un accordo struggente senza necessità di parole, mediato soltanto dalla musica. Dunque la confusione nasce paradossalmente dal piacere, dall’affinità, dall’incontro, dalla credenza che qualcos’altro sarà possibile. E che questo "qualcos’altro" potrà essere una breve storia di letto, una relazione, un breve o lungo percorso di vita in comune, un progetto ... ma che, nel caso si avveri il desiderio, il più delle volte smette di essere un tango, purtroppo... Accolgo con gioia tale evento, è sempre meraviglioso se tra un uomo e una donna scocca quella scintilla, quella passione che si chiama innamoramento. Coloro che studiano scientificamente le passioni umane dicono che questo stato emotivo così perturbante ha una durata variabile tra i cinque minuti e i tre mesi, non di più. Meno male ! Come potremmo portare avanti la nostra vita se fossimo perennemente in questo "decentramento" ? Perché quando ci si innamora per definizione tutta la nostra attenzione è centrata sull’altro : mi vuole o non mi vuole ? mi guarda o non mi guarda ? mi chiama o non mi chiama ? Tutti i nostri pensieri e il nostro agire sono in funzione dell’altro; gli amici, il lavoro, gli hobbies perdono lucentezza, sbiadiscono davanti alla presenza dell’altro. Si dice che l’innamoramento sia uno stato alterato di coscienza, sarà forse questo il motivo per cui molte persone si innamorano così frequentemente ? Sembra che lo facciano di professione, transitano continuamente in quel territorio sconnesso ed eccitante, forse perché è l’unico luogo della coscienza in cui si sentono vivi. La sfida invece è quella di passare dall’innamoramento all’amore, vale a dire : recuperare i nostri spazi personali, condividere con l’altro non solo la parte idealizzata di noi stessi ma anche la nostra "ombra", accettare i nostri limiti e quelli dell’altro, ritornare al nostro baricentro mantenendo vivo l’interesse per l’altro e continuando a gioire della sua presenza. In realtà la vera favola comincia ora, quella che si rinnova di giorno in giorno, perché è ogni giorno che scelgo di stare con l’altro. A nostra discolpa bisogna riconoscere che ci hanno sempre raccontato un’altra favola : se ti innamori della persona giusta, questo amore sarà per sempre. Probabilmente ciò era vero per i nostri genitori e certamente lo era per i nostri nonni ma allora i ruoli maschili e femminili erano ben definiti, le donne non sapevano ancora che potevano realizzarsi "anche" al fuori dal matrimonio, che vivere la sessualità non era soltanto procreazione ma una delle fonti di piacere per eccellenza che la natura aveva messo anche a loro disposizione (non solo a disposizione degli uomini). Ma non perdiamo di vista l’argomento di questo scritto : Il tango confonde... i suoi protagonisti e non potrebbe essere altrimenti. Abbiamo visto quanto il tango ballato evochi scenari amorosi, intese perfette, sensazioni fisiche piacevoli, emozioni che si scambiano nei corpi quasi per osmosi. Se poi siamo in grado di comprendere anche le sue parole talvolta ci sembra che esse descrivano inquietudini esistenziali, momenti di disorientamento e di sofferenza emotiva come quelli che canta Roberto Goyeneche in Desencuentro (C. Castillo - A. Troilo). Infatti il tango non è solo ballo, i suoi versi raccontano un secolo di storia di Buenos Aires, descrivono abitudini e forme di vita, celebrano i suoi stessi personaggi, sottolineano la precarietà della vita e dei sentimenti, insomma come canta il solito Polaco in un altro brano: "Viva el tango... mezcla brava de pasión y pensamiento..."

Rassegna articoli: Perchè il Tango piace tanto?

Da www.tango.it

a cura di:Elisabetta Muraca

Perché il tango piace tanto? Questa è la domanda che qualche anno fa, in occasione della presentazione di un suo libro, mi rivolse l’amico Rafael Flores. Che cosa rispondere ad uno dei più apprezzati studiosi del fenomeno-tango senza cadere nella banalità? Qualunque risposta “a caldo” tentassi di dare, essa mi ritornava indietro, accompagnata dal suo sorriso ironico… “non solo, cara Elisabetta, non solo…”. Non ho mai saputo quale fosse la “sua” risposta ma confesso che la domanda per molto tempo occupò i miei momenti di riflessione tanguera. Oggi ho deciso di scrivere questi pensieri e di condividerli con chi mi legge. Ve li propongo così come sono emersi, in modo disordinato e caotico… Il tango-danza piace perché: occupa il tempo libero, s’incontrano gli amici, c’è un abbraccio “gratis”, si comunica senza la fatica di parlare, la donna esercita la sua sensualità e l’uomo, la responsabilità di guidare, la coppia gioca a…”vediamo se mi capisci”, evoca fantasie di seduzione, di protagonismo, di fama, d’applausi, d’intimità, di possesso, di sottomissione… Il tango-canzone piace perché: le sue parole talvolta fanno sorridere, talvolta rispecchiano drammi esistenziali, ripercorrono luoghi vissuti, evocano odori e suoni di una città meravigliosa, descrivono tradimenti, amori impossibili, perdite e distacchi, sogni infranti, incontri appassionati. Sono certa che quest’elenco potrebbe allungarsi all’infinito, ciascuno di noi avrebbe una “sua” risposta, dettata dalla propria esperienza. Basterebbe chiedersi: cosa provo quando ballo un buon tango? Di cosa sono consapevole? Che cosa sento nel corpo? Che espressione ha il mio viso? Quali pensieri mi attraversano? Che sensazione mi rimane quando la musica finisce?. Talvolta questa magnifica possibilità di “sentirsi” e di “conoscersi” attraverso il tango, è offuscata da ben altri pensieri, per esempio: cosa penserà il/la partner del mio ballo? Sarò capace? Chi mi starà guardando? E se sbaglio? Avrei potuto fare meglio, mi sono dimenticato/a l’ultimo passo imparato… Tutto ciò ci allontana dall’esperienza immediata, quella possibile soltanto nel “qui e ora”. Questi pensieri e preoccupazioni ci lasciano, invece, un senso di frustrazione e di disagio, uno sconforto profondo legato al continuo e malsano confronto che spesso facciamo con la nostra “immagine ideale”, cioè con chi vorremmo essere piuttosto che con chi siamo veramente. Se c’è comunicazione fra i corpi, disponibilità a conoscere e farsi coinvolgere dallo stile del/della partner; se c’è il desiderio di trascorrere un buon momento (quantomeno per la durata di una “tanda”), allora il tango può diventare quell’unica “droga sana” che ci massaggia l’anima. Sarà per questo che il tango piace tanto?

martedì 2 settembre 2008

Rassegna articoli: Mientras el brazo como un serpiente...

Da www.tango.it

Sonia Abadi è medico a psicanalista ma soprattutto una grande osservatrice del comportamento di uomini e donne nella Milonga di Buenos Aires. Collaboratrice della rivista El Tangauta, è autrice della colonna mensile "La vida es una milonga" in cui racconta l'esperienza di ballare tango a Buenos Aires. Di recente ha pubblicato El bazar de los abrazos, Ediciones Lumiere, Buenos Aires 2001. Questo articolo è stato pubblicato nel n° 88 di El Tangauta: "La anatomía" nel gennaio 2002. Ballare tango mette in gioco tutta l’anatomia umana, dalla testa ai piedi. Non si tratta di corpi singoli bensì di insiemi, incastri e proporzioni tra due corpi di segno opposto. Due che insieme fanno uno. Animale con due teste, un solo corpo e quattro zampe. Essere mitologico mezzo uomo e mezzo donna. Mostro che abbraccia se stesso. Miscuglio di gambe che si evitano e si sfiorano. Mosaico di pelle bruna e pelle chiara, gambe vestite e svestite, braccia forti e braccia fragili. E’ il contatto della testa che segnala il primo indizio di intimità. In genere è la donna che stabilisce come sistemerà il suo viso rispetto a quello dell’uomo. Se l’orienterà verso destra, nella stessa direzione di lui, gli avvicinerà la bocca. Con il viso verso sinistra, sulla spalla dell’uomo, lei sarà invece più vicino all’orecchio di lui e viceversa. Anche se in questa stessa posizione lei potrebbe scostarsi leggermente all’indietro e avvicinarsi così alla bocca dell’uomo. L’uomo è colui che propone il tipo di contatto fra i due toraci: se terrà la donna perfettamente di fronte a lui o se formerà con lei un angolo aperto; se le offrirà un piano rigido, come un muro, o se le darà uno spazio vuoto in cui rifugiarsi. Le braccia formano un’unica cornice che li avvolge nell’abbraccio. Anche se lei potrebbe posare appena il dorso della sua mano sulla spalla di lui, in un gesto di finta indifferenza. Oppure lui potrebbe bloccarla con una presa rigida che ha a che vedere più col possesso che con la protezione. Non è neppure facile risolvere le differenze di statura. Fortunatamente la legge della compensazione può non limitarsi ad un’unica coppia. Talvolta l’equilibrio si raggiunge dopo aver provato vari ballerini/e. Se lui è più basso di lei, e non si rassegna a questa crudele verità, potrebbe "spezzarla" per porla al suo livello. Condannata al mal di schiena, il rimedio potrebbe essere quello di ballare con uno più alto e che ha il difetto di portarla appesa. Dopo una "tanda" la schiena di certo le si raddrizzerà. Quando gli alti ballano con le piccoline, non solo cercano di abbassarsi ma può succedere che se lei le si appende, lui può finire con una lesione alle cervicali. Ecco allora che l’alternativa sarebbe quella di ballare con una donna alta e leggera. Nel raggiungere il benessere contano inoltre la pelle, l’odore, la temperatura e l’umidità. A loro, gli uomini, disturbano i capelli di lei in faccia perché gli copre la visuale della pista e gli fa solletico al naso; anche il rossetto sul collo della camicia e il fondo tinta sul bavero della giacca disturbano i nostri cavalieri.. Alla donna invece disturba l’abbraccio troppo audace che le cinge tutto il torace sfiorando il lato esterno del seno; il panzone che la stringe dall’alto e la costringe a ballare spostando il sedere in fuori. Bisogna anche ammettere che ci sono incompatibilità che non hanno rimedio e ciascuno sa con chi è meglio non ballare mai più. Ma se tutto procede bene, se regna l’armonia, l’uomo potrà realizzare la segreta fantasia di essere, per brevi minuti, il padrone del corpo di una donna. E anche lei potrà fare l’esperienza "como abrojito prendida" ** di far parte del corpo di un maschio.

*Así se baila el tango. Tango composto nel 1942, testo di Marvil (Elizardo Martínez Vilas) e musica di Elías Randal.
** Abrojito : piccolo cardo selvatico, aderisce fermamente sulla superficie su cui si posa.